Le rubriche

UN POETA NEL CUORE
Leggere per non dimenticare

di Gioia Guarducci

tratto da L'Alfiere, rivista letteraria della "Accademia V.Alfieri" di Firenze


VITTORIO SERENI

Vittorio Sereni, poeta poco conosciuto, nasce a Luino, sul Lago Maggiore, il 27 luglio del 1913. Nel 1924 la famiglia si trasferisce prima a Brescia, e quindi, nel '32, a Milano, dove si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, per poi passare a Lettere e Filosofia; la passione per la poesia già lo distingue tra i compagni di università. Frequenta la gioventù intellettuale di Milano, tra cui Antonia Pozzi, Luciano Anceschi, Giancarlo Vigorelli, Sergio Solmi, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Carlo Bo. Si laurea con una tesi su Guido Gozzano. Inizia a insegnare come supplente, finché ottiene una cattedra di Italiano e Storia all'Istituto Magistrale di Modena.

Nel 1936 aveva conosciuto Maria Luisa Bonfanti, sua compagna di Università che poi sposa. Verso la fine degli anni Trenta collabora con le riviste d'area ermetica: « Il Frontespizio », « Letteratura », « Campo di Marte » e « Corrente ». L'esordio poetico avviene nel 1941 con Frontiera , poi riedito ampliato nel 1942 con il titolo di Poesie . A Modena, proprio poco prima del richiamo alle armi, nell'ottobre del 1941 nasce la prima delle sue tre figlie. La sua divisione, dopo qualche tempo a Bologna, passa in Grecia in attesa di essere tradotta nell'Africa del Nord. Allo sbarco delle truppe Alleate, Sereni si trova in Sicilia dove il 24 luglio 1943 a Trapani vien fatto prigioniero e trasferito nei campi di prigionia di Orano e di Casablanca.

Rientrato in patria alla fine della guerra, nel 1947 pubblica Diario d'Algeria, poesie in cui esprime la sua esperienza di prigioniero allontanato, da una guerra dissennata, da tutto ciò che gli era più caro. Nel dopoguerra, a Milano, riprende l'insegnamento, che si protrarrà solo fino al 1952, poi entra nell'ufficio stampa della Pirelli, quindi passa alla Mondadori in qualità di direttore editoriale. Sereni manterrà questo incarico per ben vent'anni, influendo così sulle tendenze dell'editoria italiana.

Nel 1962 dà alle stampe: Gli immediati dintorni, sorta di zibaldone ricco di osservazioni psicologiche e culturali e dopo tre anni, nel 1965, la seconda edizione riveduta e ampliata di Diario d'Algeria e una nuova raccolta di poesie Strumenti umani , dove le vicende personali del poeta, il ritorno ai luoghi della prima giovinezza, i sentimenti e le emozioni contrastanti, appaiono presentate in uno scenario di grandi trasformazioni culturali e sociali del mondo post bellico. Nel 1972 esce il poemetto Un posto di vacanza, ripubblicato con altri versi inediti in Stella variabile (1981), che otterrà il Premio Viareggio nell'anno successivo.

La sua poesia nasce nel clima dell'Ermetismo, da cui però si distacca per l'esperienza di vita che porta il poeta ad una maggiore aderenza ai temi della realtà quotidiana, per il bisogno di comprendere verità metafisiche essenziali per la sua stessa esistenza. Sereni, nella sua interpretazione storicistica della realtà, parla spesso in prima persona, quasi in forma di diario. Il suo linguaggio si presenta come una lirica “parlata”, a volte accesa da slanci emotivi, a volte quasi prosastica, ma sempre essenziale e pregnante. Vittorio Sereni è riconosciuto capostipite della corrente di poeti che si richiama alla Linea Lombarda, (dal nome da un'antologia di poesie pubblicata da Luciano Anceschi nel 1952), di cui fanno parte anche i poeti Giorgio Orelli, Nelo Risi, Luciano Erba. La Linea Lombarda si propone di recuperare il rapporto tra poesia e realtà, riprendendo il possesso della realtà storica, senza trascurare la lezione della poesia ermetica.

Vittorio Sereni ha lasciato anche un volume di saggi letterari (" Letture preliminari " 1973) e importanti traduzioni di poesia raccolte nel volume “Il Musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti” (1981) tratte dall'opera di poeti, tra cui René Char, William C. Willîams, Apollinaire (da cui deriva il titolo della raccolta), e traduzioni di prosa. Questo suo lavoro di traduttore di poesia gli vale l'assegnazione del Premio Bagutta , della cui giuria entra poi a far parte. Muore a Milano il 10 febbraio 1983 per un aneurisma.

Periferia

La giovinezza è tutta nella luce
D'una città al tramonto
Dove straziato ed esule ogni suono
Si spicca dal brusio.

E tu mia vita salvati se puoi
Serba te stessa al futuro
Passante e quelle parvenze sui ponti
Nel baleno dei fari:

Ahimè come ritorna

Ahimè come ritorna
sulla frondosa a mezzo luglio
collina d'Algeria
di te nell'alta erba riversa
non ingenua la voce
e nemmeno perversa
che l'afa lamenta
e la bocca feroce
ma rauca un poco e tenera soltanto...

Il grande amico

Un grande amico che sorga alto su me
E tutto porti me nella sua luce,
che largo rida ove io sorrida appena
e forte ami ove io accenni a invaghirmi…

Ma volano gli anni, e solo calmo è l'occhio che antivede
perdente al suo riapparire
lo scafo che passava primo al ponte.
Conosce i messaggeri della sorte,
può chiamarli per nome. E' il soldato presago.
Non pareva il mattino nato ad altro?
E l'ala dei tigli
e l'erta che improvvisa in verde ombrìa si smarriva
non portavano ad altro?
Ma in terra di colpo nemica al punto atteso
si arroventa la quota.
Come lo scolaro attardato
- né più dalla minaccia della porta
sbarrata fiori e ali lo divagano –
io lo seguo, sono nella sua ombra.
Un disincantato soldato.
Uno spaurito scolaro

Non sa più nulla, è alto sulle ali

Non sa più nulla, è alto sulle ali
il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.
Per questo qualcuno stanotte
mi toccava la spalla mormorando
di pregar per l'Europa
mentre la Nuova Armata
si presentava alla costa di Francia.

Ho risposto nel sonno: È il vento,
il vento che fa musiche bizzarre.
Ma se. tu fossi davvero
il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna
prega tu se lo puoi, io sono morto
alla guerra e alla pace.
Questa è la musica ora:
dalle tende che sbattono sui pali.
Non è musica d'angeli, è la mia
sola musica e mi basta.

Quei bambini che giocano

Un giorno perdoneranno
se presto ci togliamo di mezzo.
Perdoneranno. Un giorno.
Ma la distorsione del tempo
il corso della vita deviato su false piste
l'emorragia dei giorni
dal varco del corrotto intendimento:
questo no, non lo perdoneranno.
Non si perdona a una donna un amore bugiardo,
l'ameno paesaggio d'acque e foglie
che si squarcia svelando
radici putrefatte, melma nera.
"D'amore non esistono peccati,
s'infuriava un poeta ai tardi anni,
esistono soltanto peccati contro l'amore".
E questi no, non li perdoneranno.

Settembre

Già l'olea fragrante nei giardini
d'amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d'aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate.

Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio,
andremo a lento guado coi cani
nell'onda che rotola minuta.

Se la febbre di te più non mi porta

Se la febbre di te più non mi porta

come ogni gesto si muta in carezza
ove indugia un addio
foglia che di prima estate
si spicca.

Fatto è il mio sguardo più tenero e lento
d'essere altrove e qui non è più teso.

Strade fontane piazze
un giorno corse a volo
nel lume del tuo corpo
in ognuna m'attardo in un groviglio
di volti amati
nel poco verde tra gli anditi bui
nel vecchio cielo diventato mite.

Le Mani

Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell'arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai

Anni dopo

La splendida la delirante pioggia s'è quietata,
con le rade ci bacia ultime stille.
Ritornati all'aperto
amore m'è accanto e amicizia.
E quello, che fino a poco fa quasi implorava,
dall'abbuiato portico brusio
romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:
volti non mutati saranno, risaputi,
di vecchia aria in essi oggi rappresa.
Anche i nostri, fra quelli, di una volta?
Dunque ti prego non voltarti amore
e tu resta e difendici amicizia.