Le rubriche
1 OTTOBRE 2005 - CONVEGNO DI GENOVA
Il SONETTO dal Dolce Stil Novo al Dolce Stile Eterno
8 secoli di successo in tutto il mondo della più italiana delle forme poetiche
di Elena Zucchini
tratto da L'Alfiere, rivista letteraria della "Accademia V.Alfieri" di Firenze
MARIO MACIOCE , che predilige la composizione in metrica e gli schemi rimici più tradizionali, ci ha letto due suoi sonetti classici:
Viene la notte ...
Viene la notte e ha dita di cristallo
fragili e fredde come le tue mani;
viene la notte e adesso è già domani;
poi sarà l'alba, e porrà fine al ballo.
Viene la notte ed al cantar del gallo
I tuoi pensieri saran già lontani,
e sta perdendo ormai tutti i suoi grani
questo fragile filo di corallo.
Ti scioglierai dalle mie braccia, amore,
e mi sorriderai nell'andar via,
condurrai chissà dove le tue ore,
senza rimorsi e senza nostalgia.
Viene la notte e porta il suo colore
cupo e venato di malinconia.
Ascolto la tua voce ...
Ascolto la tua voce e non ti sento;
rivedo gli occhi tuoi pieni di mare,
soffoco invano le parole amare
che rinnovano in me questo tormento.
Cerco di prolungare ogni momento
di lacerata illusione d' amare,
come se tu potessi ritornare
a ravvivare un sogno ch' è già spento.
Si è fatta sera ormai nella mia vita,
gli slanci e le emozioni sono istanti,
la memoria è un' armonica stonata.
Anche se la tua immagine è tornata,
i cristalli del tempo scintillanti
recidono una storia già finita.
Anche GIOIA GUARDUCCI, raffinata autrice di numerosi sonetti che le sono valsi altrettanto numerosi premi, ha scelto due sonetti classici:
Notte di marzo
Una pozza di luce oltre l'altura
si asciuga e trascolora nella quiete.
Il fuoco acceso tra le vecchie mura
disegna il tuo profilo alla parete.
Sei stato acqua sorgente alla mia sete,
fresca ventata contro la calura,
e palpito di lucciole segrete
tra l'ali d'ombra della notte scura.
Mentre ti penso, in fondo allo stradone
s'alza un canto d'un epoca passata.
Mi affaccio, l'aria odora di limone,
l'oscurità di stelle è trapuntata.
Sottovoce accompagno la canzone,
la primavera forse è ritornata.
Dimmi…
Vibra nell'aria l'ultima parola
appena detta o forse immaginata,
una domanda soffoca la gola,
dubbio sottile, scheggia acuminata.
Una falena nera in cerchio vola,
attratta dalla lampada sfocata.
Il tempo avanza a passo di moviola
in una dimensione dilatata.
S'alza la nebbia, fluttua tutt'intorno.
In fondo al golfo annegano le stelle…
parlami, dimmi che verrà domani
il sole ancora a rischiarare il giorno,
dimmi che sentirò sulla mia pelle
il caldo tocco ancor delle tue mani.
Mentre TIZIANA CURTI , che di solito utilizza la forma “canzone”, si è cimentata anche nel sonetto con una certa libertà di rime e con una scelta di scrittura non convenzionale.
Firenze minore
Amo i vicoli storti che riemergono
nel respiro improvviso delle piazze
dove i profumi umani si addensano
e la luce del sole mostra chiazze
squadrate sugli intonaci grigiastri.
Via della Mosca, Via de' Vellutini
nascondono botteghe d'arte e mastri
del legno, tra gli odori di tannini
che sfuggono da ingressi bui e fondi
come gole di monte, è qui che brilla
dolcissimo, sul canto di bugnato,
un volto di Madonna e ti confondi
sentendo sempre accesa la scintilla
che spinse il genio antico al suo operato.
Anche di ANNA COTTINI , che generalmente adotta una forma libera, presentiamo qui una poesia in forma di sonetto:
Sonetto
Non grido, non piango senza motivo.
Tu mi conosci per quello che sono:
fuggo lontano dal mondo passivo,
e bevo, non parlo e cerco il frastuono.
Perché nel passato già non capivo
che questa vita può essere un dono.
Spesso allo specchio, ingenua mentivo.
Lascio per strada qualcosa di buono.
Ma penso che vale in questo cammino
dimenticare litigi e tensioni,
scoprire passioni, avere coraggio,
sapere inventare come un bambino,
non mascherare le proprie emozioni,
ma non illudersi di essere un saggio.
(segue)
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