Le rubriche1 OTTOBRE 2005 - CONVEGNO DI GENOVAIl SONETTO dal Dolce Stil Novo al Dolce Stile Eterno8 secoli di successo in tutto il mondo della più italiana delle forme poetichedi Elena Zucchinitratto da L'Alfiere, rivista letteraria della "Accademia V.Alfieri" di Firenze
VIII parte Avevamo lasciato l'Italia al ‘500 ed il sonetto aveva già cavalcato 4 secoli di poesia! Si apre il tanto vituperato Seicento. Il XVII secolo, al contrario, fu pieno dell'arte italiana, della scienza italiana, della poesia italiana, della musica italiana che conquistarono tutto il mondo arrivando fino in Russia e in Svezia, anche se non riportiamo sonetti in queste lingue. GIAMBATTISTA MARINO (Napoli 1569–1625) e i Marinisti in genere utilizzano ampiamente il sonetto che, straripante di immagini sospirose e incantevolmente musicali, ben si adatta al gusto barocco. Nel XVIII secolo, mentre si prepara il Risorgimento, i poeti propongono la riproduzione del semplice, del naturale, contro l'artificiosità del secolo precedente. Questi sono i principi dell'Arcadia. Uno dei grandi rappresentanti è VITTORIO ALFIERI (Asti 1749- Firenze 1803) che nei suoi sonetti ancora riecheggia i temi del Petrarca anche se le due nature sono completamente diverse. L'800, secolo del Risorgimento, vede scorrere due grandi movimenti letterari. Il neoclassicismo che occupa la prima parte del secolo e che contempla il mondo antico, sereno e sorridente e il Romanticismo, successivo, pieno di fermenti e novità, come l'introduzione delle letterature straniere e la diffusione della cultura alle classi medie. Il sonetto è molto utilizzato dai romantici. Ricordiamo i sonetti noti e bellissimi di UGO FOSCOLO (Zacinto 1778-Londra 1827). Dal temperamento passionale, è uomo che partecipa attivamente alla storia del suo tempo. A Zacinto Né mai più toccherò le sacre sponde Venere, e fea quell'isole feconde cantò fatali, ed il diverso esiglio, Tu non altro che il canto avrai del figlio,
Ma non dimentichiamo i sonetti di Giacomo Leopardi, dei dialettali Carlo Porta e Gioacchino Belli, di Giuseppe Giusti, Prati e Zanella e persino del padre dell'italianità, Giosuè Carducci che ha scritto un sonetto intitolato “Il sonetto”. Ma già il Romanticismo declina e si affaccia il Decadentismo che segna l'esasperazione del soggettivismo romantico e l'esaltazione orgogliosa dell'io. Interprete di questo sentire è GIOVANNI PASCOLI (S. Mauro di Romagna 1855-Bologna 1912) poeta delle piccole cose, della vita familiare, dei paesaggi dell'infanzia, autore di innumerevoli sonetti. Ma il poeta che più di tutti si adegua al nuovo ideale estetico è GABRIELE D'ANNUNZIO (Pescara 1863-1939) che del sonetto discute la forma, ma poi lo utilizza con notevoli risultati.
... Ma ormai siamo alle soglie del 900. Il ventesimo secolo con l'avvento del verso sciolto è il secolo che ha visto morire la poesia classica italiana, ma i Crepuscolari, ancora producono piacevoli sonetti. GUIDO GOZZANO nato ad Agliè (TO) nel 1883, mori giovanissimo a Torino nel 1916. Ebbe la vita segnata dalla tisi e tutta la sua poesia è legata alle piccole dolci cose quotidiane. Il buon compagno Non fu l'Amore, no. Furono i sensi Ma poi che nel tuo bacio ultimo spensi E fu vano accostare i nostri cuori, Scenda l'oblio; immuni da languori
Quando il verso sciolto la fa da padrone, il sonetto resiste. Mutano i tempi, il linguaggio, lo stile e il sonetto si evolve, si adegua, ma sostanzialmente resta uguale a se stesso. Di sonetti sono autori UMBERTO SABA, EUGENIO MONTALE e MARIO LUZI. In questi poeti il sonetto subisce molte variazioni, magari è scritto tutto di seguito senza spaziature tipografiche, ma resta sempre ben riconoscibile. (segue)
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