Le rubriche

 

1 OTTOBRE 2005 - CONVEGNO DI GENOVA

Il SONETTO dal Dolce Stil Novo al Dolce Stile Eterno

8 secoli di successo in tutto il mondo della più italiana delle forme poetiche

di Elena Zucchini

tratto da L'Alfiere, rivista letteraria della "Accademia V.Alfieri" di Firenze

 

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IV parte

V parte

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VI parte

FRANCIA

Qui il sonetto giunse ad opera di CLEMENT MAROT (Cahor 1496-Torino 1544). Divenuto abilissimo nella tecnica della versificazione sotto la guida del padre, durante l'esilio a Ferrara dai petrarchisti italiani apprese il sonetto e ne diede i primi esempi in francese con traduzioni dal Petrarca. Fu anche inventore di una variante che da lui prende il nome di sonet marotique, che consiste nella sostituzione delle terzine con una terza quartina preceduta da un distico a rima baciata e che ebbe molto successo, pur se la maggior parte dei Poeti della Scuola Lionese e della Pléiade ricalcarono il modello italiano.

PIERRE de RONSARD (Vendôme 1524-Tours 1585) è caposcuola della Pléiade, che promulga una poesia basata sulla tecnica e sulla erudizione. I suoi sonetti si rifanno al modello petrarchesco, con linguaggio personale intensamente musicale. Predilige il verso alessandrino che in francese consta di 12 sillabe e in italiano di 14 (doppio settenario). Da “Le second livre des amour” abbiamo tratto il IV sonetto in morte di Marie Dupin. Si tratta di un sonet marotique, dove la donna è paragonata alla rosa, tema tipico della poesia italiana, basti pensare a Lorenzo il Magnifico o a Poliziano.

Sonet IV

Comme on voit sur la branche au mois de may la rose,
en sa belle jeunesse, en sa premiere fleur,
rendre le ciel jaloux de sa vive couleur,
quand l'Aube de ses pleurs au poinct du jour l'arrose;

la grace dans sa feuille, et l'amour se repose,
embasmant les jardins et les arbres d'odeurs;
mais batue ou de pluye, ou d'excessive ardeur,
languissante elle meurt, feuille à feuille déclose.

Ainsi en ta premiere et jeune nouveauté,
quand la Terre et le Ciel honoroient ta beauté,

la Parque t'a tuee, et cendre tu reposes.
Pour obseques reçoy mes larmes et mes pleurs,
ce vase plein del laict, ce panier plein de fleurs,
afin que vif et mort ton corps ne soit que roses.

A seguire riportiamo la splendida traduzione che ne fa il poeta contemporaneo fiorentino, recentemente scomparso, Mario Luzi, in versi alessandrini disposti secondo lo schema classico del sonetto:

Come quando di maggio sopra il ramo la rosa
nella sua bella età, nel suo primo splendore
ingelosisce i cieli del suo vivo colore
se l'alba dei suoi pianti con l'oriente la sposa,

nei suoi petali grazia ed amor si riposa
cospargendo i giardini e gli alberi d'odore;
ma affranta dalla pioggia o da eccessivo ardore
languendo si ripiega, foglia a foglia corrosa.

Così nella tua prima giovanile freschezza,
terra e cielo esultando di quella tua bellezza,
la Parca ti recise, cenere ti depose.

Fa' che queste mie lacrime, questo pianto ti onori,
questo vaso di latte, questa cesta di fiori;
e il tuo corpo non sia, vivo o morto, che rose.

 

Anche in Francia il sonetto fu successivamente ripreso dai Romantici. D'ispirazione romantica è CHARLES BAUDELAIRE (Parigi 1821-1867), rappresentante di una corrente che mira alla forma pura, all'arte per l'arte e che è da considerarsi l'iniziatore della poesia “moderna” nel mondo occidentale e l'enunciatore del movimento simbolista. Di lui proponiamo fra i tanti il sonetto La géante

Du temps que la Nature en sa verve puissante
concevait chaque jour des enfants monstreux,
j'eusse aimé vivre auprès d'une jeune jéante,
comme aux pieds d'une reine un chat volupteux.

J'eusse aimé voir son corps fleurir avec son âme
et grandir librement dans ses terribles jeux;
deviner si son cœur couve une sombre flamme
aux humides brouillards qui nagent dans ses yeux;

parcourir à loisir ses magnifiques formes;
ramper sur le versant de ses genoux ènormes,
et parfois en été, quand les soleils malsains,

lasse, la font s'étendre à travers la campagne,
dormir nonchalamment à l'ombre de ses seins,
comme un hameau pisible au pied d'une montagne

per la traduzione di Bernard Delmay:

La gigantessa

Allorché la Natura con potenza indefessa
concepiva ogni giorno un germe mostruoso,
io avrei amato vivere con una gigantessa,
tal, di regina ai piedi, un gatto voluttuoso.

Visto avrei lieto come fiorisse e maturasse
crescendo in libertà nel suo gioco pauroso;
scoperto se il suo cuore cupe fiamme covasse
spiandone lo sguardo fattosi più nebbioso;

percorso avrei beato le sue splendide forme
e scalato il versante d'un suo ginocchio enorme;
e talvolta, d'estete, se i soli ardenti e pieni

stanca a giacer l'avessero stesa per la campagna,
dormito avrei tranquillo al rezzo dei suoi seni,
come un villaggio placido a piè d'una collina.

E poi proseguono ancora Paul Verlaine (che ne scrive uno famoso in onore di Torquato Tasso) e successivamente Stephane Mallarmé (tradotto dal Marinetti).

(segue)

 

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