Le rubriche

Piccola Storia della Poesia Italiana

di Mario Macioce

tratto da L'Alfiere, rivista letteraria della "Accademia V.Alfieri" di Firenze

 

VIII parte

Il Cinquecento è ricco di ottimi letterati e poeti. Voglio ricordare ancora:

Giovanni Della Casa, famoso più per il Galateo che per le Rime;

Francesco Berni: che riprese il filone delle poesie burlesche; in un sonetto caudato elenca tutti i mali e i fastidi possibili, e conclude:

chi più n'ha, più ne metta,
e conti tutti i dispetti e le doglie,
ché la maggior di tutte è l'aver moglie.


Gabriello Chiabrera, autore della graziosa (e leziosa) Riso di bella donna

("Belle rose porporine/ che tra spine/ sull'aurora non aprite;/ ma, ministri degli amori,/ bei tesori/ di bei denti custodite:/ . . .").


Ma nella seconda metà del secolo domina la figura di Torquato Tasso. Nato a Sorrento nel 1544 dal poeta Bernardo e da una nobile pistoiese, dopo un'infanzia infelice si dedicò agli studi giuridici e alle arti cavalleresche. Visse a Ferrara, ammirato come perfetto uomo di corte, bello e valoroso, e ottimo poeta; compose il suo capolavoro, la Gerusalemme Liberata, poema in ottave sulla I Crociata. Ma per il carattere ipersensibile, il troppo lavoro e le invidie di corte, ebbe un grave esaurimento nervoso. In preda a scrupoli religiosi, non volle pubblicare la sua opera e arrivò ad autoaccusarsi di eresia davanti all'Inquisizione; fu assolto, ma non si placò. Per le sue intemperanze passò in ospedale sette anni; vagabondò poi in varie città, finché, malato e stanco, morì nel 1595 nel convento di Sant'Onofrio a Roma.

Dalle Rime riporto una strofa, di settenari ed endecasillabi:

Qual rugiada o qual pianto,
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto delle stelle?
E perché seminò la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
a l'erba fresca in grembo?
Perché nell'aria bruna
s'udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l'aure1 insino al giorno?
Fûr2 segni forse de la tua partita3,
vita de la mia vita?

1 gir l'aure = andare le arie, le brezze
2 fûr = furono
3 partita = partenza



Dalla Gerusalemme liberata ho tratto il prologo del poema, poi l'arrivo dei Crociati in vista di Gerusalemme, infine la morte di Clorinda; lei, valorosa guerriera saracena, ha partecipato ad una sortita notturna contro gli assedianti; Tancredi, che ne è innamorato perdutamente, non la riconosce e vuole ucciderla; il lungo e feroce duello si conclude con Clorinda che muore fra le braccia di Tancredi, disperato.

Canto l'armi pietose1 e 'l Capitano
che 'l gran sepolcro liberò di Cristo:
molto egli oprò co'l senno e con la mano,
molto soffrì nel glorїoso acquisto:
e in van l' Inferno vi s'oppose, e in vano
s'armò d’Asia e di Libia il popol misto;
il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
segni ridusse2 i suoi compagni erranti.
. . . . . . . .

Ali ha ciascuno al core ed ali al piede,
né del suo ratto andar però s'accorge:
ma, quando il sol gli aridi campi fiede3
con raggi assai ferventi e in alto sorge,
ecco apparir Gierusalem si vede,
ecco additar Gierusalem si scorge;
ecco da mille voci unitamente
Gierusalemme salutar si sente.
. . . . . . . .

Vuol ne l'armi provarla: un uom la stima
degno a cui sua virtù si paragone.
Va girando colei l'alpestre cima
verso altra porta, ove d'entrar dispone.
Segue egli impetuoso; onde assai prima
che giunga,in guisa4 avvien che d'armi suone
ch'ella si volge, e grida:- O tu che porte,
che corri sì?- Risponde: - E guerra e morte.-
. . . . . . .
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliero, in vece di parole,
gli dà pegno di pace. In questa forma
passa la bella donna, e par che dorma.

1 pietose = non nel senso di pietà, compassione, ma di "pìetas", zelo religioso
2 ridusse = ricondusse (per le liti e le gelosie tra i vari capi la spedizione aveva rischiato di fallire)
3 fiede = ferisce, colpisce
4 in guisa = in modo


Ottavio Rinuccini, fiorentino (1564 – 1621), non è molto importante come poeta, ma merita lo stesso un posto di rilievo. Infatti se ancora oggi in tanti teatri del mondo, da New York a Tokio, si canta in italiano e si ammira la nostra musica, lo si deve in gran parte all'opera lirica, al melodramma. Ma non tutti sanno che il melodramma, è una gloria di Firenze: la data di nascita è l'anno 1600 e la culla è la fiorentina Camerata dei Bardi, di cui il Rinuccini faceva parte, con i musicisti Jacopo Peri e Giulio Caccini ed altri artisti. Appunto in quell'anno Peri musicò, su libretto di Rinuccini, l' Euridice.




A cavallo tra i due secoli troviamo:

Alessandro Tassoni (Modena 1565 - 1635), nobile, polemico e anticonformista, fu a servizio di duchi e cardinali; scrisse La secchia rapita, poemetto eroicomico in ottave in cui si narra di una guerra scoppiata fra Bolognesi e Modenesi per il furto di un secchio! Ecco cosa dice il Poeta di un personaggio, il Conte di Culagna, in cui volle raffigurare un suo nemico:

Avea ducento scrocchi1 in una schiera,
mangiati dalla fame e pidocchiosi;
ma egli dicea ch'eran duo mila e ch'era
una falange d'uomini famosi.
Dipinto avea un pavon ne la bandiera
con ricami di seta e d'or pomposi;
l'armatura d'argento e molto adorna,
e in testa un gran cimier di piume e corna2.

1 scrocchi = scrocconi, razziatori
2 cimier = elmo (il riferimento alle vicende coniugali del Conte, e quindi anche della persona a cui si allude, è evidente!)

Giambattista Marino (Napoli 1569 - 1625) ebbe vita avventurosa; conobbe onori e carcere; dopo una feroce polemica letteraria, un tal Murtolo cercò di ucciderlo; per nuovi problemi giudiziari si rifugiò in Francia, alla corte di Maria de' Medici, dove scrisse l' Adone, da cui è tratta questa strofa:

Bacia, e dopo 'l baciar mira e rimira
le baciate bellezze, or questi, or quella.
Ribacia, e poi sospira e risospira
le gustate dolcezze or egli, or ella.
Vivon due vite in una vita, e spira
confusa in due favelle una favella1,
giungono i cori in su le labra estreme2,
corrono l'alme ad intrecciarsi insieme.

1 favella = parola, lingua
2 i cuori arrivano (idealmente!) fino al limite delle labbra


Il SEICENTO, periodo politicamente molto oscuro per il nostro Paese, travagliato da guerre e pestilenze, è anche povero di figure di rilievo nel campo letterario.
Citerò Francesco Redi e Pier Jacopo Martello, quest'ultimo solo per aver introdotto il verso martelliano (formato da due settenari piani) per rendere in metrica italiana il verso francese "alessandrino".

Francesco Redi (Arezzo 1626 - Pisa 1698) fu un uomo eccezionale: naturalista, scienziato e medico famoso in tutta Europa, oltre che filosofo, letterato e poeta. E' autore del Bacco in Toscana, un ditirambo (ad imitazione dei canti greci in onore di Bacco), cioè un polimetro in cui si intrecciano in maniera tumultuosa versi e ritmi differenti.

Quali strani capogiri
d'improvviso mi fan guerra?
Parmi proprio che la terra
sotto i piè mi si raggiri;
ma se la terra comincia a tremare,
e traballando minaccia disastri,
lascio la terra, mi salvo nel mare
. . . . . . . .
Su voghiamo,
navighiamo,
navighiamo infino a Brindisi:
Arїanna, brindis, brindisi.
. . . . . . . .