Le rubriche

Piccola Storia della Poesia Italiana

di Mario Macioce

tratto da L'Alfiere, rivista letteraria della "Accademia V.Alfieri" di Firenze

 


XXIII parte

Concludendo questa veloce panoramica sui poeti del Novecento, siamo a Giorgio Caproni, nato a Livorno nel 1912, vissuto a lungo a Genova e poi a Roma, dove ha insegnato ed è morto nel 1990. Fu insegnante, traduttore e critico letterario ed ha pubblicato numerose raccolte di poesie. Da "Il passaggio d'Enea":

Le giovinette così nude e umane
senza maglia sul fiume, con che miti
membra, presso le pietre acri e l'odore
stupefatto dell'acqua, aprono inviti
taciturni nel sangue! Mentre il sole
scalda le loro dolci reni e l'aria
ha l'agrezza dei corpi, io in che parole
fuggo - perché m'esilio a una contraria
vita, dove quei teneri sudori,
sciolti da pori vergini, non hanno
che il respiro d'un nome? ... Dagli afrori
leggeri dei capelli nacque il danno
che il mio cuore ora sconta. E ai bei madori
terrestri, ecco che oppongo: oh versi! oh danno!

 

Vittorio Sereni è nato a Luino (Varese) nel 1913; durante la guerra fu deportato in Africa; laureato in lettere, ha insegnato e lavorato nel campo dell'editoria a Milano, dove è morto nel 1983. Da "Frontiera", 3 dicembre :

All'ultimo tumulto dei binari
hai la tua pace, dove la città
in un volo di ponti e di viali
si getta alla campagna
e chi passa non sa
di te come tu non sai
degli echi delle cacce che ti sfiorano.

Pace forse è davvero la tua
e gli occhi che noi richiudemmo
per sempre ora riaperti
stupiscono
che ancora per noi
tu muoia un poco ogni anno
in questo giorno.

 

Rendiamo poi un doveroso omaggio ad un poeta fiorentino, recentemente scomparso (2005): Mario Luzi. Nato a Castello (FI) nel 1914, uno dei maggiori esponenti dell'ermetismo, è stato insegnante, saggista, curatore di antologie e autore di molti libri di poesia. Da "Il giusto della vita", Terrazza :

Un giorno troppo povero d'amore
s'è spento e tace
nello spazio ed intorno il cielo giace
colmo di pace e di compianto. Ed ora
pencola insieme al profumato giorno
sull'orlo dell'estate
sotto le silenziose balaustrate
la rosa degli amati orti d'intorno.
E chi riprende al cielo
la furtiva sostanza del passato,
il puerile mattino e l'ora? Al suolo
cede l'ampia colomba. Nel profumo
dei mastici s'appanna il lago, sfugge
il sentiero ...

 

Franco Fortini, pseudonimo di Franco Lattes, nacque nel 1917 a Firenze; poeta ermetico, laureato in legge e in lettere, partigiano, insegnante, traduttore, collaboratore di riviste e giornali, morì a Milano nel 1994; da "Poesia e errore", Metrica e biografia :

In alto, all'aria erta, ai fili d'erba,
ai voli esili e ripidi dei rami

nelle grotte più chiuse dove cupa
molto contro le mura, onda, tu tuoni

dentro l'afa di calce media e merce
dove l'ossido falso si disfà

una ho portata costante figura,
storia e natura, mia e non mia, che insiste

- derisa impresa, ironia che resiste,
e contesa che dura.

 

Parliamo anche di Pier Paolo Pasolini, artista eclettico, personalità complessa, nato nel 1922 a Bologna da madre friulana (il cui dialetto è stato usato dal Poeta per una parte della sua produzione), assassinato a Roma nel 1975. Più che per le sue poesie in lingua e in dialetto, è famoso per l'attività di regista cinematografico. Ne "Le ceneri di Gramsci" Pasolini riscopre le terzine dantesche, anche se con licenze di metrica e di rima, come si vede da questo brano:

Me ne vado, ti lascio nella sera
che, benché triste, cos ì dolce scende
per noi viventi, con la luce cerea

che al quartiere in penombra si rapprende.
E lo sommuove. Lo fa più grande, vuoto,
intorno, e, più lontano, lo riaccende

di una vita smaniosa che del roco
rotol ì o dei tram, dei gridi umani,
dialettali, fa un concerto fioco

e assoluto. E senti come in quei lontani
esseri che, in vita, gridano, ridono,
in quei loro veicoli, in quei grami

caseggiati dove si consuma l'infido
ed espansivo dono dell'esistenza -
quella vita non è che un brivido;
. . . .

 

E chiudiamo con Giovanni Raboni, nato a Milano nel 1932, critico letterario e teatrale, traduttore, autore di prose e poesie, morto nel 2004. Ha scritto molti sonetti, sia classici che elisabettiani (tre quartine a rime indipendenti più un distico a rima baciata), spesso con qualche licenza metrica, e anche sonetti "minori" (cioè con versi più corti dell'endecasillabo), come questo, tratto da "Sonetti di infermità e convalescenza":

Sul fievole tormento
di dormire supino
veglia da un altarino
elettronico il lento

ammiccante lumino
del macchinario intento
a sedare il tormento
d'un disastro intestino

nell'attesa che il muro
inalberi il pallore
dell'alba e da un impuro

sogno riemerso il cuore
ricacci nel futuro
l'ansia del disonore.

 

* * *

Ci sono naturalmente molti altri poeti del Novecento, più o meno famosi, ma prima o poi dovevo fermarmi; dei viventi poi preferisco non fare citazioni, per vari motivi. Mi sento però in obbligo almeno di nominare alcune delle altre voci significative degli ultimi decenni, come Andrea Zanzotto, Luciano Erba e Elio Pagliarani; Maria Luisa Spaziani e Alda Merini, notevoli presenze femminili; e poi Edoardo Sanguineti, curatore anche di una delle più importanti antologie del Novecento, Antonio Porta e Patrizia Valduga, nonché i poeti che ho già citato su questa rivista nella rubrica sulla poesia dialettale, fra cui Giacomo Noventa, Ignazio Buttitta, Cesare Zavattini, lo stesso Pier Paolo Pasolini, Tonino Guerra e Franco Loi.

Mi par già di sentire un coro di proteste: "Perché non ha citato il tale o la tale?"

Forse perché li considero più reclamizzati che bravi? O forse perché mi sono sbagliato? O semplicemente perché, per non farla troppo lunga, ho colto fior da fiore?

D'altra parte la notorietà non sempre è una garanzia. Le vie del successo non sono infinite, ma sono tante: alcune molto brevi e fortunate, altre scoscese, altre tortuose; la meno transitata, a parer mio, è quella dell'esclusivo merito.

 

Non mi rimane che ringraziare coloro che mi hanno accompagnato in questa lunga carrellata attraverso i secoli; mi riferisco a quei 4 o 5 - familiari compresi - che hanno avuto il coraggio di seguirmi con una certa continuità dalla prima puntata, nel 1999, all'ultima di oggi; ma ringrazio anche tutti quelli che solo occasionalmente mi hanno incontrato.